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19 Gennaio 2025

Memoria, territorio e futuro

Craxi, Ischia e il monito di Mattarella

di Emanuele Verde

Craxi, 25 anni dopo: un’eredità contesa

Oggi, 19 gennaio, ricorrono i 25 anni dalla morte di Bettino Craxi. Un quarto di secolo non sembra però sufficiente per storicizzare pienamente la figura di questo leader politico così ingombrante. La memoria di Craxi – distinta dalla sua eredità politica, raccolta da nessuno e probabilmente irripetibile – continua a essere strumentalizzata dal bipolarismo che domina l’Italia post Prima Repubblica. L’ultimo esempio è venuto dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che, superando i confini del suo ruolo istituzionale, ha dichiarato che “il rammarico più grande è non aver impedito che morisse all’estero, in esilio”. È noto da anni che la destra contemporanea subisce il fascino postumo di Craxi, attratta dal suo piglio decisionista e dalla tentazione presidenzialista che li accomuna. Anche vicende come Sigonella vengono reinterpretate in chiave sovranista, benché in contraddizione con l’attuale governo Meloni, che invece cerca protezione e un rapporto esclusivo sotto l’ombrello americano. Tuttavia, vale ricordare che il MSI, da cui proviene La Russa, fu uno dei più tenaci avversari del PSI e dello stesso Craxi. Craxi, nonostante le interpretazioni, resta una figura intrinsecamente di sinistra. Lo confermano la sua incompatibilità con il panpenalismo della destra e la sua visione politica che valorizzava il conflitto sociale e politico sia interno sia internazionale. Sono noti i contatti che il PSI – più del PCI – ebbe con la sinistra extraparlamentare negli anni Settanta del secolo scorso. Meno ricordato, ma illuminante, invece, è il discorso parlamentare del 6 novembre 1985 in cui Craxi non solo definiva “legittima” la lotta armata palestinese, ma affrontava una riflessione più ampia sul significato dell’omicidio politico, citando Giuseppe Mazzini. Craxi fu, inoltre, un convinto sostenitore del Risorgimento e dell’azione di Giuseppe Garibaldi. Questi cenni bastano a smentire qualsiasi tentativo di revisionismo, restituendo il leader socialista al suo autentico contesto storico e politico.

 

Il Financial Times incorona Ischia

Il Financial Times ha inserito Pompei e Ischia tra le 50 mete imperdibili per il 2025, come riportato ieri (18 gennaio – ndr) dal Corriere del Mezzogiorno. Se Pompei rappresenta una conferma, nel caso di Ischia si tratta del consolidamento di una tendenza emersa già lo scorso anno. La giornalista Anna Paola Merone sottolinea come il quotidiano britannico suggerisca di scoprire Ischia partendo dall’ex Faro di Punta Imperatore, oggi trasformato in un lussuoso hotel. Non sorprende: nel turismo – come in altri ambiti – sono spesso i ricchi a dettare le mode, tanto più oggi che viviamo in una specie di nuovo Medioevo o, come l’ha definito qualcuno, di tecno feudalesimo. Sociologia a parte, aumentare la quota di turismo internazionale è sicuramente una priorità per Ischia, come già discusso con Emanuele Mattera a Deep Island. L’augurio è che l’interesse globale per l’isola più grande del Golfo di Napoli non resti una semplice infatuazione, ma si trasformi in un amore duraturo, proprio come avvenuto per Pompei.

 

Mattarella striglia Agrigento (ma parla anche a Ischia)

Ieri (18 gennaio – ndr), il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Teatro Pirandello per l’inaugurazione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, ha lanciato un appello accorato agli amministratori locali: “Riportare equilibrio nei luoghi dove la natura è stata forzata e in cui risiedono tanti beni della cultura“. Richiamando l’articolo 9 della Costituzione, Mattarella ha denunciato “il lamento della terra, violata dallo sfruttamento estremo delle risorse“, con un chiaro riferimento al cambiamento climatico e alle sue devastanti conseguenze. Le parole del Capo dello Stato appaiono inevitabilmente legate alla piaga dell’abusivismo edilizio che deturpa la Valle dei Templi di Agrigento, Patrimonio UNESCO e simbolo delle difficoltà italiane nel bilanciare sviluppo urbanistico e tutela del patrimonio. Tuttavia, il suo discorso si presta facilmente a descrivere situazioni analoghe, come quella di Ischia, dove il tema degli abbattimenti ordinati dalla Procura di Napoli riporta alla ribalta la gravità dell’abusivismo e le sue conseguenze. Due riflessioni meritano spazio, secondo me. Primo, è tempo che la stampa locale abbandoni il concetto fuorviante di “abusivismo di necessità”, che distorce il dibattito e minimizza il problema. Secondo, il fenomeno va analizzato non solo dal punto di vista giuridico – pur fondamentale – ma anche in termini economici e culturali. Le parole di Mattarella ci obbligano a riflettere su decenni di valori distorti, come l’ossessione per la casa di proprietà a tutti i costi, che hanno compromesso il nostro territorio e impoverito la nostra identità collettiva.

Emanuele Verde