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Nell’ultima puntata di Deep Island, abbiamo avuto il piacere di ospitare Antonietta Manzi, libraia di Imagaenaria, una vera istituzione per chi ama i libri e un punto di riferimento per la comunità ischitana. La libreria si trova nella suggestiva cornice del Palazzo dell’Orologio a Ischia Ponte, luogo che sembra appunto uscito da un romanzo. Antonietta è una persona di profonda cultura, spiccata ironia e impegnata attivamente sia in ambito politico che sociale. Personalmente, le sono molto affezionato: la sua predisposizione all’ascolto è una qualità preziosa e sempre più rara. D’altronde, è naturale che una libreria possa funzionare come una sorta di confessionale e certamente ci vuole pazienza… E con me, devo dire, ne ha sempre avuta molta (elogio ovviamente esteso anche al resto della squadra di Imagaenaria).
Sistemata la mozione degli affetti, veniamo al dunque. A un certo punto della trasmissione le ho chiesto: che tipo di lettore è l’ischitano? Ecco quel che ci ha detto Antonietta:
Nell’ultima puntata di Deep Island, abbiamo avuto il piacere di ospitare Antonietta Manzi, libraia di Imagaenaria, una vera istituzione per chi ama i libri e un punto di riferimento per la comunità ischitana. La libreria si trova nella suggestiva cornice del Palazzo dell’Orologio a Ischia Ponte, luogo che sembra appunto uscito da un romanzo. Antonietta è una persona di profonda cultura, spiccata ironia e impegnata attivamente sia in ambito politico che sociale. Personalmente, le sono molto affezionato: la sua predisposizione all’ascolto è una qualità preziosa e sempre più rara. D’altronde, è naturale che una libreria possa funzionare come una sorta di confessionale e certamente ci vuole pazienza… E con me, devo dire, ne ha sempre avuta molta (elogio ovviamente esteso anche al resto della squadra di Imagaenaria).
Sistemata la mozione degli affetti, veniamo al dunque. A un certo punto della trasmissione le ho chiesto: che tipo di lettore è l’ischitano? Ecco quel che ci ha detto Antonietta:
Antonietta Manzi – Estratto da “Deep Island” del 4 dicembre 2024
Il profilo del lettore medio ischitano, se vogliamo definirlo così, sembra riflettere perfettamente quanto emerge dall’ultima relazione del Censis sulla situazione sociale del nostro paese. Mi riferisco in particolare a quei dati, ripresi da molte testate, in cui l’istituto di ricerca fondato dal sociologo Giuseppe De Rita affronta i buchi di conoscenza degli italiani.
Ecco alcuni esempi significativi:
- il 55,2% risponde in modo errato o non sa l’anno in cui Mussolini è stato destituito e arrestato;
- il 30,3% (il dato sale al 55,1% tra i giovani) non sa dire correttamente chi era Giuseppe Mazzini;
- il 49,7% non sa indicare correttamente l’anno in cui è scoppiata la Rivoluzione francese;
- il 13,1% non sa che cosa è stata la guerra fredda.
Questi dati, forniti dal Centro Studi Investimenti Sociali, fanno emergere una tendenza che trova riscontro in ciò che Antonietta Manzi ha sottolineato durante la puntata di Deep Island: lo stato di salute precario della saggistica. In particolare, direi della saggistica storica, senza la quale, secondo me, diventa difficile formare una soggettività politica. Per dirla nuovamente con Antonietta, senza saggistica “abbiamo un problema con le idee”.
E veniamo a un altro punto, pure questo affrontato nell’ultima puntata di Deep Island. Secondo l’Oxford Dictionary, la parola dell’anno è “brain rot”, termine che riflette le preoccupazioni odierne per il deterioramento intellettuale legato al consumo eccessivo di contenuti digitali, spesso banali o poco stimolanti. In altre parole, siamo di fronte al problema dello scrolling compulsivo sui social media (e chi può dirsi davvero immune?).
È qui che emerge un paradosso. Appena dieci anni fa celebravamo gli smartphone per il loro ruolo positivo nelle Primavere Arabe, considerate il simbolo del potenziale democratico della tecnologia. Oggi, invece, siamo a ragionare sui guasti all’attenzione (attributo indispensabile per la lettura), all’immaginazione e alla creatività dovuti al sovraccarico di stimoli virtuali “spazzatura”.
Un’ultima nota sul fallimento delle promesse delle Primavere Arabe: la Tunisia, l’unico paese a completare una transizione democratica, si trova oggi in una nuova fase autoritaria e in piena crisi economica. Un simbolo di quanto sia facile per grandi aspettative trasformarsi in disillusioni.
Buona domenica dell’Immacolata